Musei

 

Museo Archeologico Nazionale di Napoli

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ausili per persone non vedenti ausili per persone non udenti
Piazza Museo n.19 – Napoli (NA) – +390814422149. Sono disponibili 4 sedie, di cui 2 a motore, per disabili motori
Il museo archeologico nazionale di Napoli, è uno dei siti museali più importanti della città di Napoli e dell’Italia intera, ed è tra i più importanti a livello internazionale. Esso fu costruito come caserma di cavalleria nel 1585 e fu edificato nella zona di S.Teresa dove sorgeva una antica necropoli. Il museo è costituito da tre sezioni principali, la collezione Farnese, costituita prevalentemente da reperti di provenienza romana, le collezioni pompeiane, di provenienza zona vesuviana, appartenenti in prevalenza a collezioni borboniche e la collezione egizia che dopo quella del museo egizio di Torino è la più importante d’Italia. Nel museo sono presenti altre raccolte che grazie ai lavori di restauro e di ristrutturazione dell’edificio, hanno permesso di realizzare attraverso criteri nuovi, di esporre reperti non conosciuti dal pubblico, come la sezione Magna Grecia, la collezione cumana, costituita da vasi greci, inoltre sono presenti una ampia parte della statuaria pompeiana e una collezione epigrafica. L’edificio divenne sito museale abbastanza più tardi dalla sua costruzione, diventando sede universitaria nel 1615 per volere del vicerè don Pedro Fernandez De Castro e poi finalmente museo nel 1777, quando furono trasferiti il museo hercolanese ed il museo farnesiano dalla reggia di Capodimonte. Ma il museo divenne in maniera completa sito museale solo a partire dall’unità d’Italia, esso infatti divenne proprietà dello stato assumendo il nome di “Museo Nazionale”, nel 1888 il conte Eduardo Lucchesi Palli donò la sua preziosa biblioteca drammatica comprensiva di archivio musicale, il conte tra l’altro non solo curò il trasferimento dei volumi a sue spese ma perfino dell’allestimento delle sale, donando i suoi scaffali in stile rinascimento. Nel 1920 dopo ben 335 anni venne conclusa la costruzione dell’edificio ospitante il museo. L’edificio e le sue collezioni vennero danneggiate prima da un forte terremoto avvenuto nel 1930 e successivamente dagli eventi bellici del secondo conflitto mondiale, e l’opera di ricostruzione fu particolarmente lunga ed impegnativa. L’accurato riallestimento non impedì tuttavia il trasferimento della pinacoteca nella reggia di Capodimonte favorendo così la liberazione delle sale del primo piano facendo diventare il museo da quel momento esclusivamente archeologico. Ma il nuovo indirizzo museografico fu inaugurato ufficialmente quando fu realizzata una sezione dedicata a tutti i reperti ritrovati nella villa dei papiri di Ercolano, cui hanno fatto seguito altre nuove sezioni come la collezione egizia, le sculture Farnese provenienti dalle terme di caracalla, il tempio di Iside di Pompei, la collezione epigrafica, le gemme farnese. Il museo attualmente è sottoposto a lavori di ristrutturazione per permettere una maggiore fruibilità visto l’enorme potenziale che vi è presente e una vasta presenza di reperti ancora non esposti e quindi non conosciuti. Esso è dotato dei requisiti di accessibilità (sono disponibili 4 sedie, di cui 2 a motore, per disabili motori) ed è visitabile dalle ore 9,00 alle ore 19,30 tutti i giorni, chiuso il martedì.
                                                                                                                                          

Museo Civico di Castel Nuovo – Maschio Angioino

 ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Via Vittorio Emanuele III – 80133 Napoli (NA) – +390817957722
Il museo civico di Castelnuovo a Napoli sorge all’interno del castello omonimo denominato Maschio Angioino. Il sito museale ha inizio nella cappella palatina e nella sala dell’armeria siti entrambe all’interno del suddetto castello e prosegue con i primi due piani all’interno dei quali vi sono dipinti, sculture ed oggetti vari di epoca medioevale. La cappella palatina, è l’unica struttura di epoca angioina rimasta all’interno del castello, essa è caratterizzata da un portale rinascimentale, con un rosone che lo sovrasta realizzato da Matteo Forcymania di scuola catalana. Vi sono all’interno pitture giottesche residui decorativi di Maso di Banco un pittore italiano del XIV secolo, uno dei più coerenti eredi di Giotto, è un ciborio del XV secolo di Iacopo della Pila, vi sono poi un ciborio del XIV secolo di S.Gennaro extra moenia e degli affreschi di provenienza dal castello Balzo di Casaluce. Vi sono poi sculture che sono degli esempi di rinascimento napoletano come l’arco trionfale di Alfonso di Aragona, come due madonne in trono col bambino ad opera del famoso architetto Francesco Laurana, il quale fu l’autore del famosissimo arco posto all’ingresso del castello. La cappella offre altre opere di pregevole fattura come quelle di Domenico Gagini allievo di Donatello e Brunelleschi che realizzò due tabernacoli con la madonna e il bambino posizionati sulle pareti laterali ed una madonna col bambino proveniente dall’Annunziata Maggiore, vi sono poi opere del Giotto che si ispiravano alle storie del vecchio e nuovo testamento. Proseguendo, incontriamo la sala dell’armeria all’interno della quale si nota subito una vasca di villa suburbana del v secolo rivestita di lastre di marmo bianco sulla quale si inserisce la cortina muraria angioina, si pensa che essa sia appartenuta a Licinio Lucullo. Proseguendo nel percorso il museo è strutturato in due piani, il primo avente opere provenienti da chiese napoletane, vi sono dipinti del XV secolo provenienti da S.Eligio maggiore e numerose tavole del XVI e del XVII secolo, ad esempio una morte di S.Giuseppe di Paolo De Matteis, dalla chiesa dei santi Bernardo e Margherita a Fonseca, provengono la Madonna in gloria di Paolo Finoglio, Abramo e i tre angeli di Pacecco De Rosa, una copia dell’Ercole e l’opera di Francesco Solimena S.Giovanni di dio, il S.Nicola al Nilo in gloria proveniente dalla chiesa di S.Nicola al Nilo realizzata da Luca Giordano. Opere pittoriche del XIX e del XX secolo sono invece conservate al secondo piano, come le sculture di Vincenzo Gemito, vi sono opere della scuola pittorica di Posillipo come quelle di Federico Rossano, e vi sono ancora altre opere di Antonio Mancini, Carlo Vanvitelli, Gioacchino Toma, Nicola Parisi, Giovanni Serritelli. Il museo è dotato dei requisiti di accessibilità ed è visitabile dalle ore  9,00 alle ore19,00 ed è chiuso la domenica.
                                                                                                                                          

Museo Nazionale di Capodimonte

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
Via Miano n.2 – 80131 Napoli (Na) – +390817499111 – fax +390817445032 sspsae-na.capodimonte@beniculturali.it

Il museo nazionale di Capodimonte è un museo della città di Napoli ubicato all’interno dell’omonimo parco definito bosco di capodimonte al cui interno vi è ubicata una delle regge storiche della città di Napoli in cui risiedeva la casa reale dei Borbone di Napoli. Nel sito museale vi sono le gallerie d’arte più importanti di tutta l’Italia meridionale e tra le più importanti a livello nazionale, tra i pittori più importanti si ricordano El Greco, Francisco Goya, Francesco Hayez, Lorenzo Lotto, Mantegna Masaccio, Parmigianino, Raffaello, Guido Reni, Tiziano, tra quelli più legati alla scuola napoletana vi sono Battistello Caracciolo, Caravaggio Josepe De Ribera, Luca Giordano, Simone Martini, Mattia Preti ed altri. Il terzo piano dell’edificio ospita la sezione di arte contemporanea. La reggia è caratterizzata dalla presenza di giardini ben curati e una varietà di piante molto elevata, nel sito museale sono ubicate anche una casa di caccia, la chiesa di S.Gennaro ed un museo delle ceramiche. La storia della reggia inizia quando Carlo di Borbone re di Napoli, incarica Giovanni Antonio Medrano ed Angelo Carasale di realizzare la suddetta reggia. L’idea iniziale fu quella di costruire un casino di caccia sulla collina di Capodimonte, solo successivamente optò per la costruzione di un palazzo che ospitasse le collezioni farnese ereditate dalla madre Elisabetta .I lavori cominciarono verso la fine del 1738 e causa la enorme difficoltà nel trasporto del materiale di costruzione del piperno dalle cave di Pianura proseguirono molto a rilento, tanto che nel 1857 quando essa fu inaugurata ne fu aperta solo una parte,il prosieguo dei lavori per la conclusione dell’opera fu affidato all’architetto Ferdinando Fuga al cui interno sorse anche la celebre fabbrica delle porcellane di Capodimonte, la reggia fu successivamente dotata di una importante pinacoteca d’arte caratterizzata dalla presenza di ritratti della famiglia reale.

Nel periodo seguito all’unità d’Italia la reggia divenne residenza di casa Savoia, la nuova dinastia regnante che ne confermò l’uso di residenza reale. Nel 1866 fu trasferito nella reggia il Bouloir di Amalia di Sassonia proveniente dalla reggia di Portici, nel 1877 fu la volta di un pavimento marmoreo di età romana proveniente dalla favorita di Resina e ritrovato in una antica villa romana di Capri, e da ricordare inoltre il lavoro forse più importante forse realizzato da una fabbrica di porcellane in Europa, il celebre salottino di porcellana realizzato con ben 3000 pezzi di porcellana. Il percorso museale è composto da ben150 sale suddivise in tre livelli. Essa è dotata dei requisiti di accessibilità ed è aperto tutti i giorni ad eccezione del mercoledì dalle ore 8,30 alle ore 19,30. Per i portatori di handicap, soltanto per la sezione ottocento privato, è necessario prenotare 24 ore prima.

                                                                                                                                      

Certosa e Museo di San Martino

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Largo San Martino n.5 – 80129 Napoli (NA) – +390812294510 – fax +390812294525 sspsae-na.sanmartino.artina@beniculturali.it
Nel periodo immediatamente successivo all’unità d’Italia e precisamente nel 1866 venne inaugurato a Napoli il museo nazionale di San Martino. L’archeologo Giuseppe Fiorelli si occupò dell’allestimento e raccolse nel museo testimonianze di Napoli e del regno delle due Sicilie. Esso si sviluppa su due livelli ed è accessibile da entrambi i chiostri della certosa. Al primo livello è ubicata la farmacia e vi sono affreschi di Paolo De Matteis che raffigurano S.Bruno che intercede verso la Vergine per l’umanità inferma, poi vi è la sezione navale che è dotata di diversi modelli di imbarcazioni reali trai quali la corazzata di re Umberto e la carrozza della regina Margherita, una lancia reale ed un lancione a ventiquattro remi che la città di Napoli fece donazione a re Carlo di Borbone vi è inoltre il caicco donato dal sultano Selim 3° a Ferdinando 4° di Borbone, risalente alla seconda metà del XVIII secolo infine vi sono modelli originali di imbarcazioni, armi bianche ,documenti storici ed armi da fuoco. Vi è la sala delle carrozze in cui sono presenti le carrozze reali, compresa la più antica della città, sulle pareti della sala vi sono affissi gli stemmi reali e vicereali in marmo, vi è una sezione presepiale in cui è ospitato il presepe più conosciuto, e precisamente il presepe Cuciniello (dal nome del suo donatore), dotato di una monumentale raccolta di pastori, animali, nature morte. Il presepe è stato collocato in una grotta costruita in maniera scenografica appositamente costruita, vi sono collocati altri presepi abbastanza più piccoli, ma altrettanto di valore, caratterizzati dalla presenza delle tre scene fondamentali della natività dell’annunciazione ai pastori e dell’osteria. Vi sono inoltre presenti delle sale che costituiscono il cosiddetto Quarto del Priore, in cui vi sono presenti pavimenti maiolicati cineserie, preziosi affreschi e dipinti di Andrea Vaccaro, Battistello Caracciolo, Artemisia Gentileschi, Micco Spadaro e Massimo Stanzione, una delle sale è dotato di una raccolta di armi bianche e da fuoco, con la presenza di un cannone cinese del XVII secolo. Vi sono poi i cosiddetti orti della certosa, cioè gli stupendi giardini della certosa dai quali è possibile ammirare lo stupendo panorama del golfo di Napoli. Il cosiddetto secondo livello è dotato di una galleria ottocentesca, con i dipinti della scuola di Posillipo, i dipinti di Giacinto Gigante, Francesco Netti, Michele Cammarano, Antonio Mancini, etc., vi è poi la sezione delle arti decorative comprendenti le famose ceramiche di Capodimonte, vi è poi la sezione teatrale con un quadretto che raffigura il teatro S.Carlo, vi è inoltre la sezione dedicata alle stampe ed ai disegni con ben sedicimila disegni tra cui quelli di Luigi Vanvitelli, Giacinto Gigante, Antonio Nicolini. Il museo è dotato dei requisiti di accessibilità ed è aperto dalle ore 8,30 alle ore 19,30 ad eccezione del mercoledì.
                                                                                                                                      

Museo Archeologico dei Campi Flegrei

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
Via Castello 39 – localita Baia, 80070 Bacoli (NA) – +390815233797 – fax +390815233797

Il museo archeologico dei Campi Flegrei è situato sulle rovine di un palazzo imperiale di epoca romana, fortezza ubicata nel territorio di Baia, comune di Bacoli, su una superfice di 45.000 mq, raggiunge l’altezza di 94 metri sul livello del mare. Appare oggi come l’insieme di sovrapposizioni architettoniche realizzate nel corso dei secoli, tra le quali vanno ricordate quelle realizzate da Don Pedro Alvarez da Toledo, Don Emanuele Fonseca e re Ferdinando IV, domina l’intero golfo di Pozzuoli e rappresentava insieme alle fortificazioni del borgo marinaro di Pozzuoli denominato rione Terra e Nisida, un vero e proprio limite invalicabile, per chiunque avesse tentato di sbarcare lungo quelle coste .

Le tracce più remote relative alla costruzione del castello di Baia risalgono al 1490, quando per ordine di re Alfonso d’Aragona fu costruito un castello per difendere la costa flegrea dalle incursioni saracene. Il 29-09-1538 vi fu una terribile eruzione che nel corso di una sola notte diede origine al cratere di monte Nuovo. Ciò provocò lo sprofondamento della fascia costiera, in maniera più evidente da Lucrino a Baia con effetti devastanti per tutti i Campi Flegrei, causando gravi danni al Castello di Baia, si deve all’opera intelligente e tenace del viceré don Pedro Alvarez da Toledo, la ristrutturazione e l’ampliamento del castello, che secondo i suoi piani doveva diventare l’ultimo baluardo difensivo contro le invasioni corsare. Il Castello di Baia non fu solo una struttura militare, ma rappresentò anche un luogo di incontri politici e mondani. Tra le sue mura furono ospitate numerose personalità tra cui il futuro re Ferdinando III detto il cattolico. Il castello dopo varie vicissitudini, a partire dall’unità d’Italia con regio decreto del 1887 non venne più considerato opera di fortificazione dello stato, dopo alcune destinazioni d’uso, tra cui ricordiamo l’istituzione dell’orfanatrofio militare, che ospitava i figli della grande guerra, fu nel 1993 che la sovrintendenza archeologica alla quale il manufatto venne affidato, istituì il primo nucleo del museo archeologico dei Campi Flegrei. Esso è situato tra un locale ricavato nel bastione sud-occidentale della prima batteria S.Antonio e la scenografica e imponente torre di nord-ovest, risalente al primitivo nucleo aragonese. L’esposizione museale si divide in tre distinti settori, il primo di questi la sala dei gessi di Baia, situata in un locale attiguo il viale d’ingresso, è relativo alla mostra di circa trenta frammenti di calchi di gesso d’epoca romana, che hanno riprodotto trai più celebrati capolavori del periodo classico ed ellenistico dell’arte greca. Gli altri due sono ubicati invece all’interno della torre di nord-ovest, detta Torre Tenaglia, in uno spazio ai piedi di quest’ultima e all’ombra della seconda torre Cavaliere sono esposti 11 cippi marmorei rinvenuti tra il 1967 e il 1972 nel cosiddetto sacello delle augustali di Miseno, essi recano dediche a divinità ed imperatori e aprono una finestra sulla vita condotta nella Miseno romana del II sec. DC. All’interno della torre Tenaglia al primo livello (in quella che un tempo era la sala giochi d’arme), si ammira la ricostruzione della facciata del sacello delle augustali di Miseno, con diverse statue pertinenti alla gens flavia, si notano nella nudità eroica divinizzata le sculture imponenti degli imperatori Vespasiano e Tito, la famosa statua equestre di Domitiano, che diventerà con una sfrontata e coraggiosa rielaborazione plastica, Nerva, una piccola scultura della dea dell’abbondanza, una grossa lastra marmorea sulla quale è visibile la quadriglia di Apollo Helios, e la personificazione di Miseno, più una statua acefala riccamente ammantata, al piano superiore un tempo adibito a polveriera è collocata la fantastica ricostruzione del ninfeo dell’imperatore Claudio. Il museo è situato in via Castello 39- localita Baia, comune di Bacoli, aperto dal martedì alla domenica dalle ore 9,00 ad una ora prima del tramonto, raggiungibile via ferrovia cumana fermata Fusaro + navetta bus, in alternativa via automobile con la tangenziale est-ovest di Napoli uscita Arco Felice seguendo le indicazioni per Lucrino-Baia.

                                                                                                                                         

Sito Archeologico Scavi di Pompei

 ingresso accessibile bagno accessibile ausili per persone non udenti ausili per persone non vedenti parcheggio accessibile
Porta Marina – Piazza Anfiteatro – Piazza Esedra – +390818575111 – info@pompeiisites.org Orari da novembre a marzo: dalle ore 8.30 alle ore 17.00 (ultimo ingresso ore 15.30) da aprile ad ottobre: dalle ore 8.30 alle ore 19.30 (ultimo ingresso ore 18.00).
Gli scavi di Pompei sono gli scavi archeologici più conosciuti al mondo, essi sorgono in un luogo di antico insediamento antecedente alla città romana, essa fu infatti fondata dalla antica popolazione italica degli osci, cui in seguito si sovrappose una altra antica popolazione italica, quella dei sanniti.La città italica ha lasciato numerose tracce di sé, essa infatti inizialmente fu abitata solo nella zona dove attualmente si trova il foro, si estese successivamente, assumendo l’impianto ad isolati rettangolari (insulae), ancora visibile. Anche molti edifici in questo momento visitabili, furono realizzati nel II secolo avanti cristo, prima che Pompei in seguito alla guerra sociale che l’oppose a Roma, fosse conquistata da Lucio Cornelio Silla, divenendo colonia romana nell’80 AC, negli anni della colonia vi furono alcune importanti realizzazioni quali le terme del foro e l’anfiteatro. L’aspetto attuale fu comunque raggiunto nella prima età imperiale, epoca cui risalgono la palestra grande e gli edifici pubblici sul lato est del foro. Ovviamente potremmo proseguire in maniera sconfinata nella descrizione di queste meraviglie, gli scavi di Pompei sono l’unico sito archeologico al mondo insieme a quello di Ercolano, in grado di restituire al visitatore, un centro abitato romano la cui vita è rimasta ferma ad una lontana mattina del 79 DC, epoca dalla quale il Vesuvio decise di cancellarla dal globo terraqueo. La città deve il suo eccezionale stato di conservazione alle modalità in cui è stata sepolta, tonnellate di ceneri, pomici, lapilli l’hanno sepolta sotto uno strato di oltre 6 metri, preservandola dalle offese del tempo, gli stessi materiali piroclastici, cementandosi insieme ai corpi investiti ne hanno conservato l’impronta, consentendo agli archeologi di restituirceli negli atteggiamenti assunti a seguito di brevi ma atroci agonie. Gli scavi archeologici di Pompei, nonostante i recenti problemi rimangono comunque un luogo assolutamente da visitare, è un qualcosa che non può mancare, non solo per gli appassionati di archeologia, ma per tutti gli amanti della cultura. Invitiamo quindi caldamente, quando possibile, a mettervi in viaggio verso Pompei. La località è raggiungibile con l’automobile percorrendo l’autostrada Napoli-Salerno uscendo allo svincolo Pompei, seguendo le indicazioni. In alternativa è possibile prendere il treno denominato Circumvesuviana, scendendo alla fermata Villa dei Misteri. Raggiungere Piazza Anfiteatro, lato ingresso degli scavi e l’ufficio informazioni di Porta Marina, che distribuisce gratuitamente una pianta degli scavi fornendo anche informazioni culturali sugli itinerari. Esso è aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 15,30 (da novembre a marzo) e dalle 8,30 alle 18,30 nel periodo aprile-ottobre. È dotato dei requisiti di accessibilità.
                                                                                                                                         

Sito Archeologico Scavi di Ercolano

 ingresso accessibile bagno accessibile ausili per persone non vedenti parcheggio accessibile ascensore accessibile
Corso Resina, 187 – 80056 Ercolano (NA) – tel. +390817324311 – Info +390818575347 – Biglietteria +390817777008 – fax +390817716992 Orari apertura da novembre a marzo: dalle ore 8.30 alle ore 17.00 (ultimo ingresso ore 15.30) da aprile ad ottobre: dalle ore 8.30 alle ore 19.30 (ultimo ingresso ore 18.00) Percorso multisensoriale per ciechi e ipovedenti. Su richiesta allestimento percorso per persone con sedia a ruote.
Gli scavi archeologici di Ercolano hanno restituito i resti dell’antica città di Ercolano, seppellita sotto una coltre di cenere, lapilli e fango, durante l’eruzione del Vesuvio del 79 dopo cristo, insieme a Pompei, Stabiae e Oplonti. Essa fu scoperta casualmente a seguito degli scavi per la realizzazione di un pozzo nel 1709, le indagini archeologiche ad Ercolano cominciarono nel 1738, per protrarsi fino al1765, ripresero nel 1875, fino ad uno scavo sistematico promosso da Amedeo Maiuri dal 1927. La maggior parte dei reperti rinvenuti sono ospitati al museo archeologico nazionale di Napoli, mentre è del 2008 la nascita del museo archeologico virtuale, che mostra la città prima dell’eruzione del Vesuvio. Il sito di Ercolano gestito dalla soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e Pompei, viene visitato mediamente da 300.000 turisti ogni anno, nel 1997 è entrato a far parte della lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. Secondo Dionigi di Alicarnasso Ercolano fu fondata da Eracle di ritorno dall’Iberia, mentre secondo Strabone fu fondata dagli Osci su un promontorio tra due torrenti ai piedi del Vesuvio, fu quindi etrusca, sannita ed infine romana, durante le guerre sociali Ercolano così come le altre città della zona si ribellò a Roma e venne quindi conquistata da Titius Didius, un legato di Lucio Cornelio Silla, nell’89 AC, ottenendo nel 30 AC, lo status di municipio, fu da questo periodo che si trasformò principalmente in un centro di villegiatura, risentendo sempre maggiormente dell’influsso della vicina Neapolis della quale può essere considerata un suburbio. Durante l’età augustea furono svolti importanti lavori urbanistici con la costruzione di nuovi edifici pubblici, come le terme suburbane e centrali, la palestra, il teatro e l’acquedotto con una serie di fontane pubbliche. Nel periodo di massimo splendore la città arrivò a contare 4000 abitanti che per l’epoca non erano pochi. Gli scavi dal settecento in poi hanno avuto un susseguirsi di stop and go, dovuti a lentezze burocratiche, risorse insufficienti, ma anche problemi di instabilità del territorio, dovuti alla particolare composizione dei terreni e della massiccia edificazione che si è avuta su di essi. Ma fu dal 1980 che sotto la direzione di Giuseppe Magli che vennero alla luce importanti novità sulla storia di Ercolano. Si era ritenuto fino a quel momento che la popolazione della città, risparmiata in un primo momento dalla furia eruttiva, fosse riuscita a mettersi in salvo e invece il ritrovamento di circa trecento scheletri nella zona vicina al mare, testimoniò che il tentativo di fuga via mare tentato da un ampia fetta di popolazione purtroppo non riuscì. Gli scavi di Ercolano insieme a quelli di Pompei ed Oplonti sono entrati a far parte della lista dei patrimoni dell’umanità dell’Unesco. È visitabile tutti i giorni dal 1 Novembre al 31 Marzo, dalle ore 8,30 alle ore 17,00, e, dal 1 aprile al 31 ottobre, dalle ore 8,30 alle ore 19,30, ultimo ingresso alle ore 18,00. Il sito è dotato dei requisiti di accessibilità ed è raggiungibile in automobile percorrendo l’autostrada Napoli-Salerno con uscita allo svincolo di Ercolano oppure in treno prendendo la Circumvesuviana da Napoli, e scendendo alla stazione di Ercolano.
                                                                                                                                          

Sito Archeologico Scavi di Oplonti

 ingresso accessibile parcheggio accessibile
Via Sepolcri n.2 – 80058 Torre Annunziata (NA) – +390818621755 – Orari: da novembre a marzo: dalle ore 8.30 alle ore 17.00 (ultimo ingresso ore 15.30) da aprile ad  ottobre: dalle ore 8.30 alle ore 19.30 (ultimo ingresso ore 18.00)
Gli scavi archeologici di Oplonti sono un sito archeologico ubicato nell’attuale territorio del comune di Torre Annunziata. Oplonti talora indicata anche come Oplontis era una città romana considerata all’epoca una sorta di città satellite di Pompei, sepolta anch’essa dall’eruzione del Vesuvio del 79 DC, di essa si hanno delle notizie molto frammentarie, il cui nome compare per la prima volta durante il medioevo nella tabula peutingeriana, la quale è una copia del XII-XIII secolo di una antica carta romana, che mostrava le vie militari dell’impero, e porta il nome dell’umanista e antichista Konrad Peutinger che la ereditò dal suo amico Konrad Celtes, bibliotecario dell’imperatore Massimiliano. Il sito viene indicato a 6 miglia da Ercolano e a 3 da Pompei e Stabiae, secondo le indicazioni della mappa, più che una vera e propria città si tratterebbe di un insediamento suburbano della vicina Pompei dove erano presenti alcune ville di villeggiatura, diverse fattorie, saline e complessi termali, vista la ricchezza di acque della zona infatti sulla tabula la località è rappresentata con il simbolo di solito utilizzato per i luoghi termali, tesi attestata anche da resti di edifici adibiti a tale funzione che sono stati rinvenuti nella zona di Torre Annunziata. Tutta l’area venne seppellita sotto una coltre di cenere durante l’eruzione del Vesuvio del79 DC. Una ripresa della vita si avrà soltanto molti secoli dopo con lo sviluppo della moderna città di Torre Annunziata. Sulle origini del nome Oplonti o Oplontis come si pensa sia il nome originario, sono state fatte diverse ipotesi, potrebbe derivare dal latino Opulentia (luogo opulento, o opla, luogo di pescatori, oppure populus (pioppo, ovvero pioppeto ove si lega la vite a spalliera, oppure dal greco oplon luogo di posta degli opliti, guerrieri dalle lunghe lance, apopolotes (città distrutta), infine è stato ipotizzato anche un errore del cartografo, nella trascrizione, per la locuzione latina ob fontis (fonte-luogo termale, essendo presenti in zona  delle terme. Nel XVIII secolo, sotto l’influsso dei ritrovamenti archeologici di Pompei, Ercolano e Stabiae, anche ad Oplonti vennero avviate delle campagne di scavo, ben presto sospese sia per la mancanza di fondi, sia per l’aria nefasta dove questi si svolgevano ossia in una zona paludosa nei pressi del fiume Sarno. Dal 1964 sono iniziati gli scavi di una villa denominata di Poppea ed in seguito di un altra villa denominata Lucio Crasso Tertius, ad oggi nessuna delle due è stata completamente esplorata. Nel 1997 gli scavi sono stati dichiarati patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Un altra villa romana importante è la splendida villa Oplontis, grandiosa costruzione residenziale del I secolo AC, ampliata in età imperiale, e attribuita a Poppe Sabina seconda moglie dell’imperatore Nerone, in ogni caso rientrante nel patrimonio della famiglia imperiale. La villa ha un pregevole porticato che si apre su un grande giardino con una grande piscina, con i bordi decorati da statue, all’interno si trovano una serie di notevoli pitture parietali. Il sito è dotato dei requisiti di accessibilità, ed è ubicato in Torre Annunziata  in via Sepolcri , è visitabile dal 1 Novembre al 31 Marzo tutti i giorni dalle ore 8,30 alle ore 17,00,ultimo ingresso alle ore 15,30 e dal 1 aprile al 31 ottobre dalle ore 8,30 alle ore 19,30, ultima entrata alle ore 18,00.
                                                                                                                                         

Museo Archeologico Nazionale di Paestum

 ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Via Magna Grecia n.919 – 84063 Capaccio (SA) – tel e fax +390828811023 – e-mail sba-Sto arrivando!.paestum@beniculturali.it
Il museo archeologico nazionale di Paestum è uno dei più importanti musei archeologici dell’Italia meridionale, esso è situato all’interno della città antica ed è organizzato in modo da narrare, attraverso i reperti esposti, la storia di Paestum, dapprima colonia greca con il nome di Poseidonia, e poi città lucana e romana, e del suo territorio. Il sito è conosciuto con il nome di Paestum ,ma il primo insediamento fu quello fondato agli inizi del VI sec. AC da un gruppo di achei provenienti da Sibari, che presero possesso del territorio a sud del fiume Sele, denominandolo Poseidonia. Le più antiche testimonianze di questa presenza sono state rinvenute nei santuari urbani, nelle tombe individuate nelle contrade di arcioni e laghetto, a nord-ovest e nord-est della città e nel santuario di Hera Argiva alla foce del Sele. Nell’area della città, fin dal suo sorgere, furono distinte nella fascia centrale di uso pubblico aree con diverse funzioni due zone sacre, il santuario settentrionale e quello meridionale, con al centro lo spazio politico dell’agorà sulla cui parte meridionale sì imposterà il foro di età romana. Il museo archeologico ovviamente non comprende solo il periodo greco, infatti esso è diviso in tre settori, il primo dedicato al periodo preistorico e quindi pre-greco, il secondo, dalla fondazione della città greca al tramonto dell’egemonia lucana, al terzo dedicato alla Paestum romana. Al suo interno è possibile ammirare l’esposizione delle metope arcaiche del santuario di Hera alla foce del sele, ripercorre la nascita della città e l’organizzazione degli spazi pubblici e privati, seguono sale dedicate ai santuari urbani ed extraurbani e alle necropoli. Di particolare rilievo è la tomba del tuffatore seguita dalle sezioni delle tombe dipinte lucane e delle produzioni artigianali locali. In esso hanno luogo mostre, incontri, convegni, manifestazioni culturali di varia natura. Il museo archeologico nazionale di Paestum è situato all’interno della cinta muraria dell’antica città, in un’area, ai margini dell’ex strada statale 18, oggi completamente pedonale. In questa stessa zona, lateralmente rispetto al museo è la chiesa della SS: Annunziata, più nota come basilica paleocristiana, fiancheggiata da un palazzotto vescovile settecentesco che, prima della costruzione del museo, ospitava le raccolte provenienti dagli scavi della città. Nel 1999 le collezioni del museo sono state riorganizzate in un nuovo percorso espositivo ed è stata creata una sezione dedicata alla Paestum romana. Il museo dispone di una sala didattica, con annessa aula per proiezioni e conferenze, di un ricco archivio, di laboratori grafici, fotografici e di restauro e di grandi depositi. Questi ultimi sono all’avanguardia per un innovativo, e quasi unico sistema di catalogazione e sistemazione delle lastre tombali dipinte ritrovate nella necropoli di Paestum. Il sito è dotato dei requisiti di accessibilità ed è visitabile dalle ore 8,45 alle ore 19,45, ultimo ingresso alle ore 18,45, tutti i giorni tranne il primo e il terzo lunedì del mese e il 25 dicembre, il 1 gennaio e il primo maggio, ed è raggiungibile con l’autostrada Napoli-Salerno, uscita Battipaglia, seguendo le indicazioni e con il treno delle ferrovie dello stato scendendo alla fermata di Capaccio scalo.
                                                                                                                                         

Museo Diocesano di Napoli

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Largo Donnaregina – 80138 Napoli (NA) – tel +390815571365 – fax +39081299480
Il museo diocesano di Napoli è un museo diocesano inaugurato il 23 ottobre 2007 presso la seicentesca chiesa di S.Maria di Donnaregina Nuova, nell’arcidiocesi di Napoli. La chiesa che costituisce la sede museale, appartiene al patrimonio Fondo edifici di culto del Ministero dell’Interno e il museo è gestito dall’arcidiocesi, con la sorveglianza della soprintendenza al polo museale di Napoli. Le sezioni espositive comprendono al piano terra la navata, le cappelle (a sinistra le cappelle dell’Immacolata, del Rosario, del Carmine e a destra quelle di S.Antonio, dell’Annunziata e di S.Francesco) e il presbiterio della chiesa, a cui si aggiungono gli ambienti ai lati e dietro il presbiterio (la sacrestia e l’antisacrestia a destra e il comunichino a sinistra, con i passetti che permettono di accedervi dalla navata e la zona retroaltare che mette in comunicazione sacrestia e il comunichino a sinistra, con i passetti, che permettono di accedervi dalla navata e la zona retroaltare che mette in comunicazione sacrestia e cominichino al primo piano le opere sono allestite nel coro delle monache, che si affaccia sul presbiterio, nel coro delle converse, sulla controfacciata, e negli ambienti a destra e a sinistra sopra le cappelle laterali, comprendono sale dedicate ai temi della passione di Cristo e dei sacramenti, al martirio, alla vita consacrata (monachesimo, ordini mendicanti, chierici regolari) e alle opere di misericordia. Altre sale ospitano preziosi e reliquie, le statue lignee e un piccolo lapidario. In questo museo vi sono esposti dipinti di notevole valore di Luca Giordano, Francesco Solimena, Massimo Stanzione, Aniello Falcone e Andrea Vaccaro. Gli stessi dipinti provengono in parte dalla stessa chiesa di S.Maria Donnaregina Nuova, in altra parte dall’omonima chiesa vecchia, dal deposito del palazzo arcivescovile, e da numerose altre chiese di Napoli. Questo museo benché di recente costituzione; è una struttura abbastanza conosciuta e abbastanza visitata grazie anche all’opera delle istituzioni in primis quella arcivescovile, esso è dotato dei requisiti di accessibilità, ed è aperto tutti i giorni ad eccezione del martedì, dalle 9,30 alle 16,30 i giorni feriali e dalle 9,30 alle ore 14,00 i giorni festivi.
                                                                                                                                         

Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa

ingresso accessibile
Traversa Pietrarsa – 80055 Portici (NA) – tel +39081472003 email museopietrarsa@fondazionefs.it
Il museo Nazionale ferroviario di Pietrarsa è un museo ferroviario ubicato tra le estreme propaggini della periferia orientale di Napoli, nel quartiere napoletano di San Giovanni a Teduccio, al confine con i comuni di Portici e San Giorgio a Cremano il museo di Pietrarsa è stato realizzato nel luogo dove sorgeva il real opificio borbonico di Pietrarsa, struttura concepita da Ferdinando III di Borbone nel 1840 come industria siderurgica e dal 1845 come fabbrica di locomotive a vapore. L’attività ebbe inizio con il montaggio in loco di sette locomotive, utilizzando le parti componenti costruite in Inghilterra, secondo uno dei precedenti modelli inglesi acquistati nel 1843. Il 22 maggio di quell’anno Ferdinando II emanò un editto nel quale tra l’altro riportava “è volere di sua maestà che lo stabilimento di Pietrarsa si occupi della costruzione delle locomotive, nonché delle riparazioni e dei bisogni per le locomotive stesse degli accessori e dei wagons” che percorrevano la nuova strada ferrata Napoli-Capua, nel 1853 a Pietrarsa prestavano la loro opera 700 operai facendo dell’opificio il primo e più importante nucleo industriale italiano oltre mezzo secolo prima che nascesse la Fiat e 44 anni prima della Breda. La struttura ebbe varie visite importanti tra cui lo zar di Russia, Nicola I che manifestò l’intenzione di prendere Pietrarsa a modello per il complesso ferroviario di Kronstadt e nel 1849 anche di papa Pio IX. Con l’unità d’Italia, dal 1861 l’opificio di Pietrarsa entrò in una fase difficile, una relazione dell’ingegnere Grandis, voluta dal governo piemontese descriveva negativamente l’attività e la redditività dell’opificio, consigliandone addirittura la vendita o la demolizione. L’anno dopo avveniva la cessione della gestione della ditta Bozza ciò portò alla riduzione dei posti di lavoro, scioperi e gravi disordini repressi nel sangue. il 6 agosto 1863 una carica dei bersaglieri provocava 7 morti e 20 feriti gravi. Tuttavia nonostante la parziale dismissione degli impianti, nel successivo decennio vennero prodotte oltre 150 locomotive. Il ridimensionamento di Pietrarsa continuò fina alla riduzione a cento dei posti di lavoro, fino a che nel 1877, lo stato assunse direttamente la gestione sotto la direzione dell’ingegnere Passerini, risollevandone le sorti e migliorandone la produttività, da allora e fino al 1885 vennero prodotte 110 locomotive, oltre 800 carri merci e circa 300 carrozze viaggiatori, oltre a parti di ricambio per rotabili. Nel 1905 in seguito alla stabilizzazione delle ferrovie entrò a far parte delle infrastrutture primarie delle nuove ferrovie dello stato divenendo una delle officine di grandi riparazioni, specializzata in particolare nel settore delle locomotive a vapore. Secondo i dati forniti dall’album ufficiale, delle locomotive e locomotrici in servizio ed in costruzione al 30 Giugno 1914, edito nel 1915 dalle ferrovie dello stato a Pietrarsa tra il 1867 e il 1888 erano state prodotte per le meridionali, la rete mediterranea, la rete adriatica la rete Sicilia e la società della ferrovia della Sicilia occidentale, ben 185 locomotive a vapore. Successivamente al 1888 le ordinazioni risultano rivolte a fabbriche estere o del Nord-Italia indicando un nuovo indirizzo di utilizzazione dell’opificio come impianto di manutenzione e riparazione. Con l’avvento dei nuovi i sistemi di trazione elettrica e poi diesel, ebbe inizio il lento ed inesorabile declino culminato il 15 novembre 1975 con il decreto di chiusura e la decisione di fare di Pietrarsa un museo ferroviario a tutti gli effetti, sfruttando i vecchi capannoni della prima fabbrica di locomotive d’Italia. L’inaugurazione avvenne il 7 ottobre 1989 in occasione de 150° anniversario delle ferrovie italiane. Successivamente chiuso dopo un lungo periodo di ristrutturazione. Il museo è stato riaperto il 19 dicembre del 2007. Il museo è costituito da 7 padiglioni per una estensione complessiva di circa 36000 metri quadrati, ospita locomotive a vapore, locomotive elettriche trifase, locomotive a corrente continua, locomotive a diesel, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri. Il primo padiglione è stato delegato alla conservazione dei mezzi del passato, ad iniziare dalla ricostruzione storica del primo convoglio della Napoli-Portici, per seguire con le locomotive a vapore e i locomotori elettrici trifase. Il secondo padiglione raccoglie una vasta rappresentanza di rotabili e carri in scala ridotta, nonché plastici e oggetti di uso comune in ferrovia. Il terzo padiglione è diviso in tre settori, ospita vecchi macchinari dell’ex officina, un settore navale con modelli ed oggetti vari, nonché locomotive rappresentanti il passato prossimo e cioè automotrici diesel ed elettriche, carrozze e locomotori elettriche, carrozze e locomotori elettrici in corrente continua. Interessante il treno reale, convoglio di undici vagoni costruito per le nozze di Umberto II di Savoia con Maria Josè del Belgio. Infine gioiello tra i gioielli, la carrozza-salone del treno dei Savoia (attualmente treno della Presidenza della Repubblica Italiana). Il museo è aperto dalle ore 9,00  alle ore 16,30, il venerdì, il sabato e la domenica, il giovedì solo su prenotazione per grandi gruppi. E’ dotato dei requisiti di accessibilità.
                                                                                                                                          

Museo Pignatelli Cortes e Museo delle Carrozze

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Riviera di Chjaia n.200 – 80121 Napoli (NA) – tel/fax +390817612356 email sspsae-na.pignatelli@beniculturali.it
Il museo Pignatelli Cortes e museo delle carrozze sorge in “Villa Pignatelli” a Napoli: La Villa Pignatelli è un edificio monumentale situato a Napoli nel quartiere di Chiaia, risalente agli inzi del XIX secolo. L’edificio, immerso in un piccolo ma splendido parco è ubicato alla via Riviera di Chiaia, ed è uno dei più significativi esempi di architettura neoclassica presenti nella città di Napoli. La costruzione della villa si è realizzata per volere di sir Ferdinand Richard Acton fiiglio di John Francis Edward Acton primo ministro del re Ferdinando I, la realizzazione della villa fu cominciata da Pietro Valente e completata da Guglielmo Bechi. I lavori non furono semplici in quanto si dovevano adeguare alle puntuali richieste del proprietario inglese, vi furono infatti diverse controversie tra le due parti, su come realizzare i lavori di esecuzione cominciati nel 1830, tra l’altro furono circa ventidue i progetti presentati dall’architetto napoletano, per raggiungere l’accordo con Ferdinand Richard Acton, causa questi dissidi, i lavori furono affidati al toscano Guglielmo Bechi. Dopo qualche anno la morte di sir Acton, la villa venne acquistata dalla famiglia di banchieri tedeschi Rothschild, che la abitarono fino al 1860. Vi furono successivamente lavori di abbellimento da parte prima di un architetto parigino e poi di Gaetano Genovese, fu costruita poi nella parte nord del parco una palazzina di tre piani denominata palazzina Rothschild. Dopo l’unità d’Italia, la villa fu ceduta dalla famiglia tedesca ai principi Pignatelli Cortes d’Aragona e nel 1955, la principessa Rosina Pignatelli Cortes, fece donazione alla stato italiano, al fine di trasformarla in un museo per perpetuare il nome del marito che infatti fu prescelto per dare il nome al museo, e cioè, Diego Aragona Pignatelli Cortes, duca di Monteleone. La famiglia Pignatelli era molto raffinata nei gusti e nei modi, organizzando di frequente nella villa incontri dell’alta aristocrazia italiana ed europea, donando ciò che riuscirono a raccoglere nel corso degli anni, porcellane, bronzi, argenti, cristalli una biblioteca, quasi quattromlia microsolchi di musica classica e lirica, questi reperti hanno la loro esposizione al piano terra del museo. Particolarmente ricca ed interessante è la collezione di porcellane orientali del settecento e dell’ottocento, interessante è quello della manifattura di Meissen, con esemplari di datazione antica come il servizio da caffè al primo piano della villa utilizzato in passato come residenza padronale, vi sono esposte i dipinti più famosi dell’ottocento e novecento napoletano, con nature morte e dipinti di scuola vedutista. Sono esposti lavori di Gaspare Traversi, Gaspar Van Vittel, Vincenzo Gemito, Giacomo Balla, Francesco Solimena ed altri ancora, inoltre per merito del marchese Mario D’Alessandro di Civitanova che fece una donazione importante nel 1960 è possibile visitare il museo delle carrozze una originale esposizione di esemplari del XIX secolo di carrozze usate dall’aristocrazia del tempo, sia riguardanti le innovazioni tecnologiche dell’epoca sia gli aspetti estetici dei veicoli. Il sito è dotato dei requisiti di accessibilità, ed è visitabile tutti giorni ad eccezione del martedì dalle ore 8,30 alle ore 14,00.
                                                                                                                                         

Museo Cappella Sansevero

ingresso accessibile
Via Francesco De Sanctis n.19/21, 80134 Napoli (NA) – tel/fax +390815518470 www.museosansevero.it
La cappella di Sansevero è tra i principali musei di Napoli, ubicata nei pressi di piazza S.Domenico Maggiore la chiesa oggi sconsacrata è attigua al palazzo di famiglia dei prinicipi di Sansevero, separata dal palazzo da un vicolo in passato sormontato da un ponte sospeso che permetteva ai membri della famiglia di accedere privatamente al luogo di culto. Nella cappella vi sono capolavori come il Cristo Velato famoso in tutto il mondo, per il suo velo marmoreo che quasi si adagia sul Cristo morto. La statua del Cristo Velato è famosa non solo fuori dai confini napoletani, ma anche fuori dai confini italiani ed era conosciuta già nel 1700, tanto è vero che molti viaggiatori anche illustri, si sono recati a Napoli per ammirarla, sembra infatti che Antonio Canova ne rimase colpito al punto tale che avrebbe affermato che sarebbe stato disposto a cedere dieci anni della propria vita pur di essere l’autore di tale opera, tra l’altro in un suo soggiorno napoletano, provò anche ad acquistarla. Tra gli ammiratori della statua, ricordiamo il marchese De Sade, che elogiò il drappeggio, la finezza del velo, ricordiamo il musicista Riccardo Muti, non a caso , l’immagine del Cristo Velato fu scelta come copertina del requiem di Mozart da lui diretto. La statua è posta al centro della navata centrale, essa avrebbe dovuto essere scolpita da Antonio Corradini, autore tra l’altro dell’opera della pudicizia e del decoro, nonché della statua dedicata al sesto principe di Sansevero Paolo di Sangro, egli morì e il principe Raimondo di Sangro fu costretto a far completare l’opera a Giuseppe Sanmartino, il quale ebbe l’opportunità di poter scolpire una statua di marmo a grandezza naturale, che rappresentava Gesù Cristo morto coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua. Il Sanmarino tuttavia non tenne conto molto dei bozzetti del Corradini, reimpostando di fatto l’opera. Il velo è certamente il cuore di quest’opera, in cui si può ammirare l’abilità dello scultore, ed in cui si può ammirare le grandi capacità di scienziato nonchè di grande sperimentatore, magari molto discusso, ma che non può lasciare insensibile il visitatore. Naturalmente il sito della cappella di Sansevero è interessante anche per altre opere presenti al suo interno meno famose del Cristo Velato ma altrettanto interessanti, invitiamo quindi a visitare questo importante sito, ubicato nel cuore del centro antico di Napoli, aperto dalle ore 9,30 alle ore 18,30 dei giorni feriali e dalle ore 9,30 alle ore 14,00 della domenica e dei giorni festivi, chiuso il martedì, esso è dotato dei requisiti di accessibilità.
                                                                                                                                          

Complesso Monumentale di Santa Chiara

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Via S.Chiara n.49 – 80134 Napoli – tel. +390817971224 +390817971231 +390815516673 email info@monasterodisantachiara.eu
Il complesso monumentale di S.Chiara è un sito di particolare interesse storico-artistico in quanto articolato al suo interno da strutture diverse ma complementari come la basilica di S.Chiara, il famoso chiostro di S.Chiara, il museo delle opere della suddetta santa, cui si è aggiunto un organo a canne costruito nel 1962. La basilica di S.Chiara è stata edificata tra il 1310 e il 1340 su un preesistente complesso termale romano del primo secolo a.c. per volere di Carlo D’Angiò e della regina Sancha d’Aragona vicino a quella che allora era la cinta muraria occidentale, attuale piazza del Gesù Nuovo, del complesso faceva parte anche il complesso delle clarisse, oggi luogo di culto a se stante, sicuramente essa è la più grande basilica gotica della città. L’edificazione della basilica fu affidata all’architetto Gagliardo Primario che cominciò i lavori nel 1310 e li terminò nel 1328, per aprire al culto nel 1330. La chiesa è stata edificata in forme gotiche e provenzali, essa infatti era costituita da un grande portale appunto in stile gotico del XIV secolo, con arco ribassato e con lunetta priva di decorazioni, sormontate da un’unghia aggettante di lastre di piperno. La facciata presenta una struttura a capanna ed è preceduta da un pronao a tre arcate ogivali, di cui la centrale inquadra il portale di marmi rossi e gialli con lo stemma di Sancha. In alto, nella parte centrale vi è il rosone, che è stato in ampia parte integrato dopo la ricostruzione. Alla sinistra della chiesa vi è la torre campanaria in stile trecentesco restaurata in fasi successive in stile barocco. Il campanile è strutturato su pianta quadrata ed è articolato su tre ordini separati da cornicioni marmorei, l’ordine inferiore è costituito da un parametro in blocchi di pietra. Gli ordini superiori sono costituiti da mattoncini con lesene marmoree, tuscaniche in quello inferiore e ioniche in quello superiore. La basilica è lunga circa 130 metri, alta 45 e larga 40. Nel periodo compreso tra il 1742 e il 1762, la struttura gotica della basilica fu ampiamente integrata (e quindi in parte celata) con decorazioni barocche, progettate da Domenico Antonio Vaccaro, Giovanni Del Gaizo, Gaetano Buonocore. La volta fu decorata da stucchi e affreschi di Francesco De Mura, Giuseppe Bonito, Sebastiano Conca e Paolo De Maiori, bombardamenti della seconda guerra mondiale distrussero il tetto e la decorazione barocca, mentre le opere scultoree furono in gran parte danneggiate, quelle poche sopravvissute, furono trasferite in altro luogo, ad eccezione del pavimento di Ferdinando Fuga. La parte interna della basilica è formata da un’unica navata di forma rettangolare, disadorna e senza transetti, con dieci cappelle per lato, nella parte del presbitero sulla parete di fondo vi sono il sepolcro di Roberto D’Angiò, opera di Giovanni e Pacio Bertini. Ai lati del sepolcro del re, poi ci sono quelli di Maria di Durazzo sul lato sinistro e del primogenito Carlo duca di Calabria, con il primo attribuito ad un ignoto maestro di Durazzo ed il secondo a Tino di Camaino. Il complesso monumentale di S.Chiara, è ubicata sul lato nord-orientale di una delle piazze più importanti e storiche della città, piazza del Gesù, ed ha il suo ingresso in via Benedetto Croce, e nella parte antistante il sagrato è recintato da un muro abbastanza alto. Sulla parete sinistra del presbiterio, vi è il sepolcro di Maria di Valois, opera sempre di Tino di Camaino, del 1331, altra opera di valore è il trecentesco altare maggiore di autore ignoto, con un crocifisso ligneo del XIV secolo, la sagrestia in stile barocco situata sulla parte destra del presbiterio, con affreschi ed arredi mobiliari risalenti al 1692; in una sala vicina è possibile ammirare un panno ricamato del XVII secolo, vi sono inoltre due ambienti di passaggio decorato da maioliche del XVIII secolo, il primo e affreschi di un pittore fiammingo del XVI secolo il secondo, si arriva successivamente ad una scalinata chiusa al pubblico che sale al convento e infine attraverso un portale gotico si accede al coro delle monache. La caratteristica di questo coro è l’essere concepito come una piccola chiesa, esso conserva l’arcosolio del re Roberto e sulle pareti resti di affreschi sulle storie neotestamentarie e l’apocalisse di Giotto e frammenti di alcuni affreschi rinascimentali. La basilica di S.Chiara possiede un organo a canna che sebbene datato recente (1962) è diventata una delle attrazioni del complesso monumentale. L’organo è collocato in due corpi separati alla sinistra e alla destra all’interno del transetto, è composto da 2327 canne per un totale di 40 registri suddivisi fra le tre tastiere di 61 note ciascuna e la pedaliera concavo, radiale di 32 note, la trasmissione è completamente elettrica, vi sono presenti inoltre tre chiostri all’interno del complesso monumentale e precisamente: chiostro delle clarisse, chiostro dei frati minori, chiostro di servizio. Il chiostro delle clarisse è ubicato al piano terra ed ospita il museo dell’opera di S.Chiara, sorto al fine di ricostruire la storia della fabbrica della chiesa. Il museo è composto da diverse sezioni che illustrano i resti archeologici emersi sotto la basilica ne ricostruiscono la storia, sono esposti oggetti sacri in particolare reliquari. Il sito è dotato dei requisiti di accessibilità (tranne che nell’area archeologia e al presepe), ed è visitabile i giorni feriali dalle ore 9,30 alle ore 17,30 ed i giorni festivi dalle ore 10,00 alle ore 14,30, è ubicato nel cuore del centro antico di Napoli, confinante con la centralissima Piazza del Gesù
                                                                                                                                         

Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
Via Cimarosa n.77 – 80127 Napoli (NA) – tel/fax +390815788418 email sspsae-na.martina@beniculturali.it
Il museo nazionale della ceramica Duca di Martina ,sorge a Napoli, nel parco della villa Floridiana, ed è dedicato alle arti decorative. Il museo nacque a seguito di una donazione effettuata da Placido de Sangro, nipote del duca di Martina Placido de Sangro, che effettuò una donazione alla città di Napoli nel 1911, di una ricca collezione di oggetti raccolti nella seconda metà dell’ottocento. Il duca di Martina, era un fine conoscitore ed un estimatore di ogni tipo di manufatti, egli si recò nelle maggiori città europee, a partire dalla metà dell’ottocento, mettendo insieme una estesa collezione di manufatti artistici minori, vetri, coralli, avori, ed in particolare, porcellane e maioliche. Il percorso comincia col vestibolo dove sono esposti  i ritratti di Ferdinand IV di Borbone e della duchessa di Floridia, per arrivare successivamente al primo ed al secondo piano, usufruendo dello scalone laterale. Nel 1978, un erede del duca di Martina Riccardo de Sangro, cedette in legato testamentario una collezione di 580 oggetti tra porcellane, maioliche e mobili, provenienti dall’originaria raccolta di Placido de Sangro. Il museo nazionale della ceramica duca di Martina possiede tra le principali collezioni italiane di arti decorative, avendo oltre seimila opere di manifattura occidentale ed orientale, di un periodo compreso tra il XII ed il XIX secolo. Esso si suddivide in tre livelli piano terra, piano seminterrato e primo piano. Al piano terra sono esposte porcellane e bozzetti di pittori napoletani del 600 e del 700. Nell’anticamera è situato un ritratto del duca di Martina di un tal Salvatore Postiglione, accanto a dipinti di notevole importanza, questo settore del museo è caratterizzato dalla presenza di avori, smalti, tartarughe, coralli e bronzi di epoca medioevale e rinascimentale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri e cristalli dei secoli XV e XVIII. Al piano seminterrato del museo vi è un importante raccolta di maioliche, da quelle rinascimentali di Deruta, Gubbio, Faenza, Palermo e quelle seicentesche di Castelli in Abruzzo. L’ampiezza e la varietà della raccolta sono testimoniati dalla presenza sullo stesso piano di una esposizione di vetri di Venezia e smalti limosini del quattrocento e del cinquecento, cuoi, cofanetti e coralli. La raccolta d’arte orientale è la cosa di maggior rilievo composta da ben 1200 porcellane, bronzi, giade e smalti ,sicuramente una delle più importanti d’Italia, di notevole importanza è la collezione di porcellane cinesi di epoca ming e giapponesi di epoca Kakiemon ed Imari. Il primo piano è dedicato alle porcellane di manifattura europea, si distinguono per qualità e numero dei pezzi le raccolte della manifattura sassone di Meissen, della manifattura borbonica di capodimonte e quella del marchese Carlo Ginori a doccia, ed ancora le porcellane francesi di Chantilly, Rouen, Saint-Cloud Mennency ed una raccolta di Sevres. Il sito è dotato dei requisiti di accessibilità ed è raggiungibile dalla funicolare centrale e da quella di Chiaia fermata Vomero, prendendo il metrò collinare fermata Vanvitelli oltreché con parecchie linee anm dirette verso la collina del Vomero, esso è situato in via Cimarosa, poco prima dell’angolo con Via Luca Giordano ed è visitabile dalle 8,30 alle 14,00 chiuso il martedì.
                                                                                                                                         

Museo di Palazzo Reale

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Piazza del Plebiscito 1 – 80132 Napoli (NA) tel +39081580811 –
orario di visita: tutti i giorni dalle 9,00 alle 20,00 – chiuso il mercoledì
                                                                                                                                         

Città della Scienza

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Via Coroglio, 104 e 57 – 80124 Napoli (NA) – Tel +390817352220 +390817352222 contact@cittadellascienza.it
orario:  mar-sab h.9-17; dom h.10-19 (festivo); chiuso il lunedì servizi: punto ristoro, attività didattiche, disponibilità guide
                                                                                                                                         

Museo Madre

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile 
Via Settembrini n.79 – 80139 Napoli (NA) – Tel +3908119313016 info@madrenapoli.it
orario:  dal lunedì al sabato 10.00 – 19.30, la domenica 10.00 – 20.00; chiuso il martedì – servizi: caffetteria, didattica, libreria, punto informazioni
                                                                                                                                         

Museo Artistico Industriale Palizzi

ingresso accessibile
Piazzetta Demetrio Salazar n.6 – 80132 Napoli (Na) – tel +390817647471
orario: dal lunedì al venerdì 9,00 -13,00 previo appuntamento
                                                                                                                                         

Museo del Tesoro di San Gennaro

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile con aiuto ascensore accessibile
Via Duomo 149 – 80132 Napoli (Na) – tel +39081294980 –
orario di visita: lun, mar, ven dalle 9,00 alle 17,00 – gio, sab, dom e festivi dalle 9,00 alle 14,00 – chiuso il mercoledì
                                                                                                                                         

Museo dell’Attore Napoletano

 ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
Piazza Eduardo De Filippo, 20 – 80133 Napoli (presso Teatro San Ferdinando) – tel +390814203331
orario di visita: durante gli orari degli spettacoli o su appuntamento
                                                                                                                                         

Museo di Etnopreistoria

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Via Borgo Marinari n. 1 (presso Castel dell’Ovo) – Napoli (NA) – tel +390817613755 +390817645343 museo@cainapoli.it
orario di visita: sabato e domenica dalle 10,00 alle 13,00. Durante la settimana il museo è aperto per scolaresche e visite guidate solo su prenotazione.
                                                                                                                                         

Museo di Fisica

ingresso accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Università degli Studi di Napoli Federico II – Via Mezzocannone 8 – 80134 Napoli (NA)tel +390812536222 fax +39081676352 www.museodifisica.unina.it
orario di visita: lun e gio dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 14,00 alle 17,00 – mar mer e ven dalle 9,00 alle 13,00
                                                                                                                                         

Museo della Paleobotanica e Etnobotanica

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
Via Foria n.223 – 80139 Napoli (NA) – tel +390812533938 fax +39081295351 robnap@unina.it
orario di visita: dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 14,00 previo appuntamento telefonico
                                                                                                                                         

Centro Musei delle Scienze Naturali (Mineralogia, Zoologia, Antropologia e Paleontologia)

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
Via Mezzocannone n.8 – Largo San Marcellino,10 – 80134 – Napoli tel +390812537587 +390812535162 fax  +390812535163 direzionecm@unina.it codidatticacm@unina.it Real Museo Mineralogico +390812532245 fax +390812535163 musminer@unina.it Museo Zoologico +390812535164 fax +390812535204 muszool@unina.it Museo di Antropologia +390812535204 fax +390812535211 musantro@unina.it Museo di Paleologia +390812537516 fax +390812537517 muspaleo@unina.it
orario di visita: dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 13,30 – lunedì e giovedì anche dalle 14,30 alle 16,50
                                                                                                                                         

Museo Didattico del Mare di Napoli

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
Via Pozzuoli n.5 – 80124 Napoli (NA) – +3908119361967 fax +3908119168548 info@museodelmarenapoli.it museodelmare@libero.it
orario di visita: dal lunedì al sabato dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00
                                                                                                                                         

PAN Palazzo delle Arti di Napoli

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Via dei Mille n.60 – 80121 Napoli (NA) – +390817958604 pan@comune.napoli.it
orario di visita: dal lunedì al sabato dalle 9,30 alle 19,30 – domenica dalle 9,30 alle 14,30 – chiuso il martedì
                                                                                                                                         

Pinacoteca del Pio Monte della Misericordia

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
 Via Tribunali n.253 – 80139 Napoli (NA) – +39081446944
 orario di visita: tutti i giorni, festivi compresi, dalle 9,00 alle 14,00, chiuso il mercoledì
                                                                                                                                         

Parco Archeologico e Naturalistico di Liternum

 ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile
 Pro Loco Litorale Domitio – Via Ripuaria n.239 – 80014 Giugliano in Campania (NA) – Via Scipione SNC – 80014 Lago Patria – Giugliano in Campania (NA) – +390818391410 +390810602760  fax +390810602983
 orario di visita: dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle
                                                                                                                                         

Stazione Zoologica e Acquarium “Antonio Dohrn”

ingresso accessibile parcheggio accessibile bagno accessibile ascensore accessibile
Viale Acquario n.1 (Villa Comunale) – 80121 Napoli (NA) – +390815833111 +390815833218 fax *390817641355 – stazione.zoologica@szn.it
orario di visita estivo (dal 01/03 al 31/10): dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 18,30

orario di visita invernale (dal 01/11 al 29/02): dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 17,00

il lunedì chiuso

                                                                                                                                         

 

Biglietti

(prezzi dal 1.07.2006) Singolo (validità 1 giorno) Intero € 11,00 Ridotto € 5,50 Con accesso a 5 siti (Pompei, Ercolano, Oplontis, Stabia, Boscoreale) – (validità 3 giorni) Intero: € 20,00 Ridotto: € 10,00 (*) Gratuito: per i cittadini dell’Unione Europea minori di 18 anni o maggiori di 65 anni (per i non appartenenti all’Unione Europea valgono le condizioni di reciprocità).